La liscìa (il detersivo ecologico delle nostre nonne) | Cronache Maceratesi

2022-08-13 07:53:45 By : Ms. Carol Liu

Una volta, specialmente in campagna, quando i detersivi e le lavatrici erano ancora di la da venire, le nostre nonne, per lavare e sbiancare i panni, facevano “la liscìa” (liscìva). Cioè, facevano il bucato, usando un detersivo naturale composto da acqua e “cennera de lu camì”.  Il procedimento era “casalingo” e semplice. Si metteva a bollire, “su lu callà”, diversi litri d’acqua. Intanto in una capiente “secchja” veniva sistemata, con ordine, la biancheria già insaponata: lenzuola, federe, “mantili” (copri federe), asciugamani, traverse, tovagliati, ecc, ecc. Solo indumenti rigorosamente bianchi. Il tutto veniva coperto con un telo bianco e, su di esso, sparsa con cura la cenere. Giunta l’acqua ad ebollizione, la si versava sopra e, si lasciava riposare tutta una notte. Al mattino, con l’aiuto delle altre donne di casa, si smantellava tutto, si risciacquava nei pressi della fonte più vicina la biancheria, la si strizzava bene e la si stendeva, sugli appositi fili sistemati intorno “all’ara”, ad asciugare al sole.

“La liscìa”, una sorta di “soda caustica” ruspante, veniva fatta un paio di volte al mese, almeno ogni qualvolta venivano cambiate le lenzuola. La cenere usata doveva essere di legno buono, ulivo, quercia, vite, ciliegio, noce, mai “cennera” di canne, torsoli di pannocchie di granoturco, pellet o “de cannaucci”. Soprattutto doveva essere ben setacciata, liberata da ogni grumo non combustionato bene. L’uso della “liscìa” è molto antico, esso è documentato fin dai tempi degli Assiri (2500 a. C.) e si è conservato per tutto il Medioevo, il Rinascimento e, nelle zone rurali, fino alla metà del XX secolo. Nel maceratese, negli anni ’60, ancora usava farla. Chi invece, voleva usare la lisciva come sgrassante per pentole, piatti, pavimenti, faceva bollire, per almeno tre ore, acqua e cenere insieme. Cinque litri d’acqua ogni chilo di cenere. Al termine, dopo quanche ora di decantazione e una bella filtrata con un panno o canovaccio di cotone, il liquido grigiastro ottenuto, era pronto per l’uso.

Aveva un grande potere pulente. Molto diluito, c’era chi lo usava per l’igiene personale o come disinfettante. Molte donne ci si lavavano i capelli. Con questo procedimento si poteva ottenere anche una “liscìa” in forma di pasta. Oggi che “la liscìa non vène fatta più”, la cenere la troviamo presente in molti saponi (sapone Marsiglia in primis) e in altrettanti prodotti bio per la casa e per la pulizia personale, in vendita, a prezzi contenuti, in ogni negozio o supermercato. Ancora una volta il progresso, per andare avanti, ha guardato indietro.

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