Seconda Guerra mondiale e i bombardamenti in "Ciliegie e Catrame - Gente di Faul" - Tusciaweb.eu

2022-07-02 04:50:11 By : Mr. Robert Tang

Veduta di Viterbo, stampa tratta da- Brockedon William, Travellers guide to Italy, or Road-Book from London to Naples, Parigi, Baudry’s European Library, 1835 (archivio Silvio Cappelli)

Viterbo, anni ’20 – Veduta della Valle di Faul disegnata dal pittore inglese Henry Rushbury (1889 – 1968)

Viterbo, anni ’20 – Veduta della Valle di Faul disegnata dal pittore inglese Henry Rushbury (1889 – 1968)

Viterbo – (p.c.) – “Ciliegie e catrame. Gente di Faul. L’Officina del Gas di Viterbo, il Mattatoio comunale, il Facocchio, la Fabbrica di mattonelle e il Vivaio del Consorzio agrario provinciale a Viterbo” questo è il titolo del libro che sarà presentato il 13 aprile prossimo.

Una ricerca archeologica-industriale e antropologica sugli insediamenti produttivi, e sulla gente, in attività nella parte più bassa della città di Viterbo dalla metà dell’Ottocento fino al 1985.

Bastianini, Cappelli e il professore Piero Innocenti, che introdurrà la presentazione, saranno ospiti dell’incontro del festival della parola e del pensiero ideato dal direttore di Tusciaweb Carlo Galeotti che curerà anche le interviste.

 “Ciliegie e catrame” è un’opera di 352 pagine, con circa 200 foto, in bianco e nero e a colori per la maggior parte inedite, oltre 450 note a piè di pagina, a fronte di migliaia di documenti consultati, con molti riferimenti a supporto della narrazione su base personale e di interviste a persone che nella valle ci hanno vissuto e ci hanno lavorato.

Una ricerca che copre l’intervallo di tempo che va all’incirca dal 1836, anno in cui si iniziò a ragionare sui i progetti per la costruzione del nuovo mattatoio, fino al 1985, anno della sua chiusura e del suo trasferimento.

Tantissime notizie, tantissimi documenti, tantissime foto. Con particolare riferimento alla metà del secolo scorso. Nel 1932, la città di Viterbo aveva iniziato a cambiare volto. Già si pensava di coprire il tratto del fosso Urcionio, fino a valle di ponte Tremoli, per realizzare la piazza del Sacrario e la via Ascenzi e, a completamento di ciò, la successiva demolizione del quartiere della Svolta (1937) per la realizzazione della via Marconi.

Poi la seconda Guerra mondiale, le difficoltà a causa dei razionamenti di alcuni generi di prima necessità derivanti dall’autarchia a partire dal 1940: lo zucchero, il burro, l’olio, il caffè e lo strutto si potevano acquistare soltanto con la Carta annonaria negli spacci autorizzati. Nel 1940 a Viterbo la razione di sapone da bucato era di 200 grammi mensili a testa; forse per questo negli anni ’60/’70 c’erano ancora persone che si facevano il sapone in casa.

Poi i bombardamenti e gli oscuramenti per non essere visti e colpiti. “Nel 1940 con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista – come scrive Silvio Cappelli nella sua presentazione – i proprietari degli autoveicoli e di biciclette, che dovevano circolare di notte, erano obbligati a verniciare di bianco il cofano e i parafanghi (anteriori e posteriori), oltre a schermare di colore azzurro i fanalini rossi. L’alternativa era quella di mettere una cuffia di tela cerata, o di stoffa, assolutamente non trasparente, con un piccolo taglio di apertura (circa 3 cm x 1 cm) posto sotto il livello della lampadina in modo da non far filtrare la luce direttamente dal faro. Durante la guerra anche la farina, il pane e altri generi alimentari entrarono tra i prodotti razionati e acquistabili soltanto con la carta annonaria”.

Un periodo difficile dove regnava sovrano il clima di terrore per la paura di morire sepolti dalle macerie, con l’obbligo dell’oscuramento notturno totale della città, con le sirene o le campane (queste suonavano quando le sirene erano fuori uso) che avvisavano dell’arrivo dei bombardieri e tutti dovevano correre a ripararsi dentro ai rifugi antiaerei.

Questo e tantissimo altro all’interno del libro che sarà presentato la prossima settimana.

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