Caro spesa anche questo mese: aumenti a doppia cifra rispetto allo scorso anno | Altroconsumo

2022-08-08 10:04:02 By : Mr. Mr. Yu

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Si confermano gli aumenti dei prezzi allo scaffale di 10 prodotti alimentari tra i più acquistati dagli italiani. In un anno salgono olio di girasole (+ 85%), farina (+24%) e pasta (+21%), ma anche olio EVO (+13%) e zucchero (+9%). Un chilo di zucchine ci costa il 32% in più rispetto al 2021, mentre latte e caffè rincarano in un solo mese del 4 e del 9%. Anche la colazione al bar è più cara dello scorso anno: secondo i consumatori di ACmakers, 20 centesimi in più per un cappuccino e 19 per una brioche farcita.   

Tonnellate e tonnellate di grano ucraino bloccato sulle navi al porto di Odessa fanno gridare all'allarme per una crisi alimentare globale. E se anche l'Europa e l'Italia in particolare non sono dipendenti da quel grano, l'impatto sui prezzi degli alimenti sugli scaffali non è certamente da escludere. Che sia colpa del prolungarsi del conflitto, della stagflazione o dei prezzi alle stelle di energia e trasporti, fatto sta che anche in questo ultimo mese (i dati si riferiscono ad aprile 2022) prosegue il rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari. Una cosa certificata anche dai nuovi dati del rapporto Istat, ma che abbiamo verificato anche noi andando ad analizzare i prezzi che i consumatori trovano realmente tutti i giorni sugli scaffali di Supermercati, Ipermercati e Discount.

Insomma, non parliamo di quotazioni di materie prime o indici di costo, ma di quello che, una volta arrivati alla cassa, i consumatori devono sborsare per la loro spesa. Per fare i conti abbiamo immaginato un carrello di 10 prodotti che non mancano quasi mai sulle tavole degli italiani e ne abbiamo confrontato i prezzi sia con quelli del mese precedente sia con quelli di un anno fa. Risultato? E' la prima volta da quando abbiamo iniziato a monitorare i prezzi di questi alimenti in cui tutti e 10 i prodotti del carrello fanno segnare incrementi di prezzo.

Nelle schede che seguono abbiamo inserito un'analisi dettagliata (con alcuni grafici significativi) su quanto rincarano per l'esattezza i 10 prodotti della nostra spesa, calcolando in percentuale l'aumento rispetto lo scorso anno.

Abbiamo inserito questo prodotto nel monitoraggio dei prezzi perché è tra i beni alimentari più legati al conflitto tra Russia e Ucraina. I semi di girasole e i suoi derivati sono infatti largamente prodotti ed esportati da entrambi i paesi coinvolti nel conflitto. La Russia esporta a livello globale circa il 15% dei semi di girasole e il 19% dell’olio greggio di girasole. L’Ucraina è responsabile del 50% delle esportazioni di semi di girasole e del 47% dell’olio (fonte: ISMEA). Anche se l’Italia importa semi di girasoli principalmente da altri paesi UE, è indubbio che la crisi tra i due paesi porti delle tensioni sui mercati internazionali per questo prodotto e per i suoi derivati.

Per quanto riguarda il prezzo dell’olio di semi di girasole al dettaglio (in Iper, Super e Discount), già il mese scorso avevamo rilevato importanti aumenti di prezzo. Questi aumenti erano iniziati prima del conflitto e si erano protratti mese dopo mese per tutto il 2021. Adesso la situazione è ulteriormente peggiorata: in un solo mese tra marzo 2022 e aprile 2022 l’aumento è stato del 36%. In un anno (tra aprile 2021 e aprile 2022) l’aumento è stato del 85%.

Il prezzo della farina 00 è aumentato ancora: la pagavamo 0,77 euro al chilo un mese fa, la paghiamo 0,83 euro al chilo oggi. Il prezzo è aumentato dell’8% in un mese e del 24% rispetto ad aprile 2021. Abbiamo superato il livello di prezzo raggiunto durante il primo lock down Covid a marzo 2020, quando gli scaffali della farina erano vuoti e il lievito introvabile.

I consumatori possono difendersi da questi rincari innanzitutto facendo attenzione alle promozioni. Acquistando farina 00 in promozione si spende il 20% in meno rispetto al prezzo medio di questo prodotto. Anche le Private Label (ovvero i prodotti con il marchio del distributore) consentono un buon risparmio: acquistando prodotti a marchio commerciale infatti si spende circa il 17% in meno. E’ ancora un risparmio considerevole ma si sta assottigliando; un anno fa (aprile 2021), acquistando la marca del distributore, si spendeva il 26% in meno.

Al discount i prezzi sono in media più bassi del 13%. Attenzione però. Il risparmio di questa tipologia di punto vendita scompare se cerchiamo di acquistare lì i prodotti di marca. A volte anche nei discount sono presenti in assortimento prodotti di grandi marche, ma su questi prodotti il risparmio non c’è. Se vogliamo ad esempio risparmiare sulla farina 00 a marca Barilla e Spadoni, dobbiamo andare in ipermercati e supermercati di grandi dimensioni, perché queste marche di farina nei discount sono decisamente più costose.

A partire dalla scorsa estate il prezzo della pasta di semola ha iniziato una corsa al rincaro che non si è ancora arrestata. A innescare questi aumenti sono anche gli aumenti dei costi della materia prima necessaria per produrre la nostra pasta: il frumento duro. Quali che siano le cause, pagavamo un chilo di pasta 1,33 euro ad aprile 2021, mentre oggi in media lo paghiamo 1,61 euro: il 21% in più. In un solo mese (tra marzo e aprile 2022) il prezzo è cresciuto del 6%. Se confrontiamo il prezzo della pasta oggi con quanto la pagavamo prima della pandemia l’aumento sfiora addirittura il 30% (+ 29% rispetto ad aprile 2019).

Le promozioni consentono di spendere il 6% in meno, annullando di fatto il rincaro dell'ultimo mese. Se siamo affezionati ai prodotti di marca le promozioni sono comunque uno strumento valido.

Il discount è un canale di vendita molto competitivo per la pasta: acquistando al discount si spende in media il 28% in meno. Ancora una volta, però, bisogna fare attenzione. Nei punti vendita discount il risparmio non c’è se scegliamo i prodotti di grandi marche: per Barilla ad esempio il discount risulta il canale più costoso, mentre per De Cecco c’è solo un risparmio molto contenuto rispetto ai supermercati di piccole dimensioni.

Scegliendo invece la marca del distributore, c'è la possibilità di spendere il 25% in meno rispetto al prezzo medio.

L’olio di oliva ha mantenuto una dinamica di prezzo particolare per diversi anni. Si trattava di un prodotto per cui i prezzi al dettaglio subivano più le strategie delle catene distributive che non i costi alla produzione. Del resto, le forti oscillazioni dei prezzi all’origine erano assorbite parte dall’industria e parte dal distributore in modo da attenuare la variabilità del prezzo finale.  

In questi ultimi mesi, invece, segnaliamo un rialzo nei prezzi a cui i consumatori acquistano l’olio extravergine di oliva: il prezzo dell’olio era già aumentato del 9% in un anno a febbraio (confronto tra febbraio 2022 e febbraio 2021) e dell’11% a marzo (confronto tra marzo 2022 e marzo 2021). Con aprile la crescita rispetto a un anno fa è stata del 13% e rispetto a un mese fa (marzo 2022) si riscontra un aumento del 4%. 

Le promozioni consentono ancora di spendere l’8% in meno. Un anno fa il risparmio con questo strumento arrivava al 12%, ma come si vede le promozioni stanno diventando sempre meno efficaci (meno frequenti o con tagli di prezzo meno significativi).

Gli acquisti al discount non sono in questo caso una soluzione. Il prezzo medio in questo canale è solo del 2% inferiore al prezzo medio di questo prodotto.

Anche scegliere la marca del distributore non consente di risparmiare.

Abbiamo monitorato il prezzo di questo prodotto per alcuni mesi. Ci sono state forte variazioni sui prezzi all’origine (quotazione latte alla stalla) sia in Italia sia all’estero e anche i costi dei mangimi erano in forte aumento. Fino al mese scorso, però, non avevamo rilevato grossi cambiamenti nei prezzi al dettaglio per il latte a lunga conservazione.

Con i dati di aprile 2022, però, si nota un aumento del prezzo medio del 7% rispetto ad aprile 2021. In un solo mese il prezzo medio è aumentato del 4%. Abbiamo superato il prezzo medio registrato nel primo lock-down Covid quando questo prodotto era stato oggetto di un forte incremento della domanda e aveva parzialmente sostituito il consumo di latte fresco.

I prodotti a marchio commerciale consentono un risparmio del 16%: in media questi prodotti costano 0,81 euro mentre il prezzo medio del latte UHT è di 0,96 euro: 15 centesimi in meno.

Anche le promozioni offrono interessanti occasioni di risparmio: in media il prezzo in promozione è del 13% più basso del prezzo medio.

Anche al discount possiamo spendere il 11% in meno per il latte UHT e anche alcuni prodotti di marca possono essere acquistati a un prezzo vantaggioso.

Fino al mese scorso la passata di pomodoro non aveva registrato grossi aumenti: a marzo 2022 l’aumento rispetto allo stesso mese del 2021 era stato solo di 2 centesimi (+2%). Ad aprile 2022 registriamo un aumento più significativo: +2.9% in un mese (+ 5.3% rispetto ad aprile 2021). Allungando il periodo di osservazione ci accorgiamo che la passata negli ultimi anni (a partire dalla pandemia) è diventata più costosa: rispetto a prima della pandemia (aprile 2019) l’aumento raggiunge il 15%. Anche per questo prodotto, di fatto, gli italiani stanno spendendo di più anche se si tratta di aumenti più diluiti nel tempo. 

Le occasioni di risparmio non mancano: discount e private label (ovvero i prodotti a marchio commerciale) consentono di spendere in media il 20% in meno del prezzo medio di questo tipo di prodotto. Per i discount dobbiamo sempre prestare attenzione: non tutti i prodotti di marca acquistati al discount consentono lo stesso risparmio: per la passata Mutti ad esempio il risparmio c'è, per quella Star di fatto è pari a zero. 

Con le promozioni si spende il 14% in meno (rispetto al prezzo medio). Per un prodotto come questo che si conserva nel tempo, fare scorta quando c'è un offerta potrebbe essere una buona soluzione per risparmiare.

Lo zucchero da barbabietola ha un prezzo in crescita: tra aprile 2021 e aprile 2022 il prezzo medio di questo prodotto è aumentato del 9%. Gli aumenti sono cominciati a partire dalla scorsa estate e si sono intensificati durante l’autunno e l’inverno. Anche in questo caso i prezzi a cui i nostri consumatori acquistano i prodotti, riflettono in parte una situazione più ampia. Le quotazioni internazionali dello zucchero sono in effetti salite rapidamente a cavallo della scorsa estate e hanno colpito anche gli scontrini dei consumatori.

C'è da dire che è facile che i consumatori non prestino particolare attenzione a eventuali aumenti di prodotti che costano poco come appunto lo zucchero. Costa infatti meno di un euro al chilo e gli aumenti di fatto ammontano a pochi centesimi. E’ altrettanto vero, però che questi centesimi vanno a sommarsi agli aumenti di tutti gli altri prodotti e alla fine si fanno sentire sul totale dello scontrino. 

Il discount offre l’opzione più vantaggiosa: qui un chilo di zucchero si paga 10 centesimi in meno rispetto alla media. Meno vantaggiose la marca del distributore: solo 3 centesimi di risparmio.

Per le promozioni dobbiamo constatare che nell’ultimo periodo sono diventate meno efficaci. Ad aprile 2022 acquistando in promozione si spende l’1%  in meno. Anche solo il mese scorso il risparmio era del 10%. Il mese di aprile è un mese particolare per un prodotto come lo zucchero: ci sono gli acquisti correlati al periodo pasquale che possono aver influito sul normale svolgimento delle offerte nei punti vendita. Continueremo a monitorare la situazione per verificare se è una riduzione isolata oppure se i consumatori non avranno più la possibilità di acquistare in offerta con la stessa frequenza.

Fino a febbraio 2022 il caffè in polvere venduto al supermercato non mostrava alcun segno di crescita nei prezzi. Era una situazione poco chiara: i dati sul costo della materia prima e le quotazioni internazionali mostravano aumenti non trascurabili per il caffè grezzo. Al consumatore che acquistava il caffè sugli scaffali di Iper, Super e discount questi aumenti non sono mai arrivati. Da marzo 2022 qualcosa è cominciato a cambiare e con i dati di aprile possiamo confermarlo: anche il prezzo del caffè ha iniziato a crescere, con un +9% nell'ultimo mese e + 11% nell'ultimo anno. 

I discount non consentono di risparmiare e anche e promozioni non sono così efficaci: il prezzo in promozione è del 3% più basso rispetto al prezzo medio del caffè in polvere.

Ottimo invece il risparmio che si ottiene scegliendo i prodotti a marchio commerciale: le cosiddette private label costano in media il 27% in meno rispetto alla media della categoria.

Abbiamo scelto di monitorare il prezzo al dettaglio delle zucchine perché ci facessero da indicatore per l’andamento dei prezzi più in generale della verdura. La zucchina è un ortaggio molto diffuso e presente sui nostri scaffali praticamente tutto l’anno. Ha comunque una certa stagionalità nei prezzi che si può neutralizzare confrontando i prezzi di un dato mese con quelli dello stesso mese di un anno precedente. Si tratta di un prodotto a produzione prevalentemente nazionale che risente poco di eventuali tensioni sui mercati internazionali.

Anche per le zucchine rispetto al 2021 si registrano aumenti. Un chilo di zucchine costava ad aprile 2021 1,68 euro, mentre ad aprile 2022 costa 2,22 euro: l’aumento in un anno è stato del 32% (ovvero paghiamo 52 centesimi in più ogni chilo di zucchine).

L’analisi dei prezzi di questo prodotto non è semplice. Si tratta di un prodotto fresco con una filiera che può risentire di diverse problematiche: eventi climatici avversi ma anche difficoltà nel reperimento della manodopera (come avvenuto nel periodo Covid) e i maggiori costi per il trasporto. Per prodotti come questo non tutti gli anni sono uguali e già in passato abbiamo assistito ad aumenti momentanei dei prezzi. Quello che possiamo dire è che nel 2022 comunque i prezzi sono sempre superiori e quelli degli anni precedenti.

Fino a marzo 2022 i prezzi di questo prodotto non erano aumentati. Nonostante si tratti di un frutto che viene da lontano e su cui le tensioni sul fronte dei trasporti e gli aumenti dei carburanti avrebbero potuto incidere, fino a poche settimane fa le banane non mettevano in evidenza aumenti nei prezzi al dettaglio.

Oggi questa stabilità nei prezzi non è più così certa. Ad aprile 2022 un chilo di banane costa in media 1,71 euro mentre costava 1,59 euro ad aprile 2021 (+10% pari a 12 centesimi in più). E’ presto per parlare effettivamente di un nuovo trend. Si tratta di un prezzo che è già stato rilevato in passato e non molto diverso da quanto abbiamo pagato le banae nel 2020.

Per zucchine e banane non abbiamo i prezzi al discount e neanche il dettaglio dei prodotti di marca o delle private label. Inoltre c'è da considerare che il prodotto sfuso e il confezionato a peso variabile per sua natura non ha marche (né proprie né del distributore). Abbiamo però il dato sulle vendite in promozione: sfruttando gli sconti si può spendere il 16% in meno per le banane e l’11% in meno per le zucchine.

Ci sono prodotti, come ad esempio l'olio di semi di girasole, che in un solo mese sono rincarati del 36%. Già a marzo costava il 43% in più rispetto allo scorso anno, oggi però, rispetto ad aprile 2021, segnano addirittura un +85% di aumento.

Ma il caso dell'olio di girasole non è il solo. La farina 00 costa il 24% in più dello scorso anno ed è aumentata in un mese dell'8%. Se si pensa poi che la pasta oggi la paghiamo quasi il 30% in più rispetto a prima della pandemia, non stupisce che in un solo mese (tra marzo e aprile 2022) sia aumentata del 6% e di più del 21% rispetto solo a un anno fa. Infine, aumentano ancora l'olio extravergine d'oliva (+13% rispetto al 2021), lo zucchero (+9% in un anno), ma anche le zucchine che, se confrontate all'anno scorso, ci costano il 32% in più al chilo.

Tuttavia, anche prodotti che fino a poche settimane fa non sembravano subire rincari, oggi hanno iniziato la loro corsa al rialzo; è il caso del caffè in polvere, che dopo anni di calma apparente è aumentato solo in questo ultimo mese di addirittura il 9% e oggi un chilo di caffè costa l'11% in più rispetto all'anno scorso. Stessa sorte anche per il latte a lunga conservazione: fino al mese scorso il prezzo era di fatto stabile, mentre oggi si registra un +4% rispetto a marzo (ovvero il 7% in più rispetto a quanto costava ad aprile del 2021).

Ma quanto costavano questi prodotti fino al mese scorso e quanto la pagavamo in totale questa piccola spesa un anno fa? Come si vede dalla tabella, oggi questa piccola spesa la paghiamo 23,94 euro. Il mese scorso (marzo 2022) ci sarebbe costata 22,24 euro, ovvero l'avremmo pagata 1,70 euro in meno. Oggi quindi ci costa il 7,6% in più di 30 giorni fa. Parliamo però di prezzi in aumento rispetto a prezzi che erano già aumentati rispetto ai mesi scorsi; se confrontiamo infatti la nostra spesa oggi con la stessa spesa fatta un anno fa (aprile 2021) ci accorgiamo che l’aumento è stato di 3,78 euro, ovvero il 19% in più rispetto all'anno scorso.

Diciamolo subito: non esiste la bacchetta magica o il modo per tornare a pagare i prodotti alimentari quando li pagavamo fino a qualche anno fa. Tuttavia è possibile comprare i prodotti dove c'è una qualche possibilità di risparmio. Stando all'analisi dei prezzi che abbiamo trovato in Supermercati, Ipermercati e Discount, qualche consiglio possiamo provare a darlo. Per risparmiare qualcosa conviene:

Nella tabella che segue abbiamo infatti messo a confronto il prezzo medio (ad aprile 2022) di 8 tipologie di prodotto (abbiamo tolto dal nostro carrello solo banane e zucchine) con il prezzo in promozione, il prezzo medio solo dei discount e il prezzo medio dei prodotti a marchio commerciale (ovvero quei prodotti che sono marchiati dallo stesso distributore).

Tutte e tre le strategie proposte consentono in qualche misura di ridurre l’impatto dei rincari. Acquistando al discount ad esempio si spende per tutti i prodotti della nostra spesa 1,20 euro in meno (ovvero si risparmia il 6%); scegliendo prodotti in promozione il risparmio è ancora più alto: 1,52 euro (l'8% in meno); infine acquistando solo prodotti con la marca del distributore si spendono 2,76 euro in meno (si risparmia addirittura il 16% su tutta la spesa).

Fonte: elaborazione Altroconsumo su dati IRI

Abbiamo visto che il prezzo del caffè è aumentato sugli scaffali di Iper, Super e Discount. I consumatori che vogliono prepararsi il caffè a casa devono quindi spendere di più. Ma cosa succede se decidiamo di prenderlo al bar il nostro caffè? Quanto lo paghiamo oggi? E quanto lo pagavamo un anno fa?

Abbiamo chiesto agli iscritti ad ACmakers, la piattaforma che permette ai consumatori di partecipare a indagini e test di Altroconsumo su prodotti e servizi, di raccontarci cosa succede nel loro bar di fiducia quando chiedono un caffè, un cappuccino e una brioche liscia o farcita. Abbiamo chiesto loro anche di provare a ricordarsi quanto costavano questi prodotti nello stesso bar l'anno scorso. E' bene precisare quindi che i dati di questa indagine rappresentano la percezione dei consumatori, non il costo reale rilevato nei bar. Fatto sta che abbiamo ottenuto più di mille risposte e, secondo il parere dei nostri consumatori, consumare una colazione o un caffè al banco del bar è più costoso oggi rispetto ad un anno fa.

In particolare, secondo i consumatori che hanno collaborato con noi, oggi il caffè lo si paga in media 1,11 euro mentre un anno fa ricordano di averlo pagato in media poco meno di 1 euro (0.99 euro). Sempre seconde i partecipanti all'indagine, il cappuccino costava 1,33 euro un anno fa, mentre oggi lo pagano 1,53 euro: 20 centesimi in più.

E non va meglio neppure per le brioche: quella liscia costava nel loro bar di fiducia 1,08 euro un anno fa. Oggi costa 1,22 euro: 14 centesimi in più. Per quella farcita invece la percezione dell'aumento è ancora più alta: 19 centesimi. Secondo i consumatori dell'indagine infatti una brioche farcita costava 1,20 euro solo l'anno scorso mentre oggi l'hanno pagata 1,38 euro.

Visti gli aumenti rilevati in questi ultimi mesi, abbiamo deciso di inviare una segnalazione all’Antitrust per chiedere di fare luce su eventuali speculazioni sui prezzi dei prodotti alimentari. Nel frattempo chiediamo al Governo di vigilare sull’aumento dei prezzi e soprattutto di estendere e rendere accessibili a più persone i cosiddetti "buoni spesa", una misura già esistente, ma al momento limitata solo a nuclei familiari con Isee fino a 12.000 euro.

Sostieni anche tu le nostre proposte alle istituzioni. Più saremo a chiederle, più forte sarà la nostra voce.

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